Gennaio 14, 2016·by Anna Tognetto·in News

Un racconto divertente per avvicinarsi al design Miniforms.

“Sabato sera, giusto per fare l’intellettuale, sono andato a teatro. Il programma dello spettacolo era incentrato su Caruso, un tributo alla sua memoria. Conoscevo solo una sua canzone, “La donna è mobile” (quella che conoscono tutti per intenderci) e mi preparavo ad annoiarmi. Invece lo spettacolo è stato divertente, o meglio, divertente è stata la reazione del pubblico.

Quando il sipario si aprì, una forte luce mise in risalto uno strano mobile, al centro del palco, dalle forme semplici ma sognanti che lo facevano sembrare uscito dalla fantasia di un bambino. La tromba d’oro posizionata sulla madia, simile ai grammofoni novecenteschi, catturava l’attenzione del pubblico, che guardava stupito al suo interno. Vidi una mano femminile sporgersi da dietro il palco e premere qualcosa sullo smartphone, poi la sala si riempì di un suono caldo, avvolgente. Non era la voce di Caruso, era il timbro del biondino morto suicida vent’anni fa. Non è da tutti i giorni vedere la vecchia aristocrazia milanese alle prese con la musica di Kurt Cobain, soprattutto se esce da un mobile dallo stile vintage nel teatro italiano per eccellenza. Intanto un tipo in prima fila se la rideva, mi sembrava di riconoscerlo, era Paolo Cappello, il designer di quel bizzarro mobile che sorprese un teatro intero, e anche me.

Quel mobile si chiama Caruso, ed è Lui il tributo al tenore italiano. Un mobile che dà del tatto alla fredda musica che il digitale propone. Già, perché Caruso è una cassa bluetooth che si sposa perfettamente con l’etica contemporanea, con la tecnologia, mantenendo l’estetica nostalgica tanto cara al nostro decennio aggiungendovi la funzione di madia elegante, in legno, che convince anche i radicali milanesi.”

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